Il Movimento Solidarietà e Democrazia: ” Giuseppe Conte un leader politico ancora non pervenuto”

Giuseppe Conte: un leader politico ancora non pervenuto!!!
Che l’ex Presidente del Consiglio G. Conte, anziché preoccuparsi della situazione di crisi che stiamo vivendo dal punto di vista politico-economico- sociale a causa della pandemia e della guerra che si sta combattendo in Ucraina e indicare percorsi fattibili, non strumentali e demagogici, per la soluzione dei problemi, ha pensato bene a sollevare un polverone politico minacciando il governo che non avrebbe fatto votare dal gruppo dei 5 stelle al Senato il decreto legge Ucraina, qualora in esso fossero state previste le spese militari.
Eppure si trattava di accordi presi in sede Nato a partire dal 2006, reiterati nel 2008 con l’impegno di aumentare le spese militari sino al 2% del Pil alla data del 2024 ,impegni, peraltro, approvati senza scossoni dai due governi presieduti da Conte.
Disattendere gli accordi avrebbe significato porre il nostro Paese nelle condizioni di non essere più credibile e affidabile nel rapporto con gli altri Stati.
Ecco perché il Presidente del Consiglio Mario Draghi non ha inteso piegarsi al ricatto di Conte al quale, nel faccia a faccia, gli ha ricordato che le spese militari durante i suoi governi sono aumentate nel 2018 di 21 mld per poi passare a 24,6 mld nel 2021 ( un aumento del 17%), mentre tra il 2021 e il 2022 il bilancio della difesa e’ salito a 26 mld con un aumento del 5,6%.
Alla luce dei fatti esposti, se non fosse per la drammaticità del momento ci sarebbe da ridere per il goffo tentativo operato da Conte di far passare come successo suo e dei suoi sodali aver impedito con la minaccia, poi rientrata, di non far votare dal gruppo dei 5 stelle al Senato il decreto legge Ucraina. Oggi, dopo quanto accaduto, il minimo che di lui si possa dire è che si tratta una persona inaffidabile, che ha dato prova di non conoscere il garbo istituzionale, ne’ le regole della politica, le quali richiedono serietà e responsabilità, soprattutto quando si sono ricoperti incarichi di un certo livello. Solo un politico “populista”, come l’ha definito il Senatore Renzi, poteva creare tensioni nella maggioranza che, per ingraziarsi l’ala più movimentista dei 5 Stelle che non ha mai digerito la sua defenestrazione da presidente del consiglio, si è contrapposto, senza avere lo spessore politico, al Presidente del Consiglio Mario Draghi.
Conte sapeva bene di non avere via d’uscita perché il decreto comunque sarebbe stato approvato con o senza i voti dei 5 stelle, ma per evitargli di rimanere impantanato nelle secche delle sue idee populiste è intervenuta la proposta di mediazione del Ministro della difesa Guerini che ha parlato di gradualità delle spese militari spalmandole sino al 2028, invece del 2024.L’azione messa in campo da Conte gli è servita per dire che ancora esiste politicamente, ma al tempo stesso ha avuto la capacità di far perdere credibilità sul piano internazionale al nostro Paese che ha saputo guadagnarsi con l’attuale governo un ruolo importante nelle relazioni tra gli Stati.
Le vicende politiche che stiamo vivendo, la conflittualità presente tra le forze politiche, l’assenza dei partiti che da strumenti di partecipazione dei cittadini alla vita politica si sono trasformati in centri di potere, ci devono spingere ad un impegno civico per favorire quel processo di rinnovamento di una classe dirigente tanto auspicato dalla maggioranza dell’opinione pubblica.
Per scongiurare che si ripetano gli errori che molti di noi hanno commesso per aver eletto, sull’onda della emotività e del risentimento, un numero di rappresentanti istituzionali, come quelli delle file dei 5 stelle, non all’altezza del compito, c’è la necessità che il parlamento approvi una riforma elettorale in senso proporzionale, che restituisca ai cittadini la possibilità di scegliersi i propri rappresentanti che devono possedere competenze, professionalità, non disgiunte dai valori di onestà, lealtà e senso delle istituzioni.

Il coordinamento