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Accogliere la vita

“Accogliere la vita” è un breve ma intenso percorso, organizzato dal Consultorio Familiare Diocesano “la Famiglia”, che ha lo scopo di accompagnare i genitori nell’affrontare dubbi e ansie che l’arrivo nella loro vita di un nuovo essere può determinare.

È un corso che è stato già tenuto, sempre da personale qualificato del Consultorio, per un altro gruppo di coppie che erano in attesa del loro primo figlio. Questa volta lo si è voluto allargare a tutte le coppie e genitori che hanno già affrontato la nascita del primo figlio.

Dobbiamo questa nuova iniziativa sempre alla Direttrice del Consultorio, che lo ha voluto, malgrado il difficile periodo che stiamo vivendo, con la determinazione e l’entusiasmo che la contraddistinguono.

E adesso entriamo nel merito del tema.

Quando arriva un figlio all’interno della coppia, soprattutto se si tratta del primo figlio, si crea, evidentemente, una situazione del tutto nuova. La relazione della coppia deve affrontare una sfida e si deve riformulare, perché, accanto al ruolo di marito e di moglie, c’è ora il ruolo di madre e di padre.

C’è da chiedersi quanto si sia preparati per affrontarla.

Lo stato dell’essere mamma, soprattutto per chi lo è per la prima volta (intendo riferirmi alle primipare), è uno stato molto particolare. Si tratta di affrontare una situazione che rivoluziona la vita. In realtà è una grande gioia, ma anche un momento di fragilità per la donna, che deve creare dentro e fuori di sé un nuovo equilibrio.

A parte le difficoltà determinate dall’accudimento di un esserino che reclama i propri bisogni anche durante la notte e che dipende totalmente da lei, c’è un grosso cambiamento fisico a cui la mammina deve adattarsi. La pancia non c’è più, e questo può essere accolto con un certo sollievo, ma c’è anche un senso inconscio di “vuoto”, come se si fosse “perduta” una parte di sé. Ora c’è da ricreare un rapporto: da quello col bambino ideale vissuto all’interno del proprio corpo, a quello col bambino reale, essere nuovo e indipendente.                                                                                   Qualche donna, inizialmente, può vivere il bimbo come un “estraneo” che, dipendendo totalmente da lei, le toglie ogni autonomia. Si crea un legame di interdipendenza, impossibile da sciogliere, presente giorno e notte. Davanti a tutte le istanze che le vengono dal bimbo, che deve essere sfamato, pulito, accudito continuamente, la mamma, che ha un fisico ancora fragile dopo il parto e un’emotività acuita dai cambiamenti ormonali, può ben dirsi stanca, sola, e, talora, depressa. Di questo deve essere consapevole e, pertanto, non può sentirsi in colpa. E anche il papà deve essere conscio di tale situazione ed affrontarla, insieme alla madre, con delicatezza e compartecipazione.

Naturalmente c’è anche la gioia della maternità, lo stupore e la curiosità di vedere un esserino che ieri non c’era, vivere, crescere, interagire, affidarsi completamente, ma accanto a questa gioia c’è anche tanta fatica. Perciò questo è uno dei momenti più delicati nella vita di una donna.

Importante è l’allattamento al seno che, attraverso il contatto con la pelle, il calore che trasmette, l’odore e il suono della voce che il neonato riconosce per averla ascoltata, “assorbita” per tanti mesi, creerà un’armonia e una sintonia uniche tra i due esseri, contribuendo al benessere psicofisico di entrambi. La mamma dovrebbe cercare di sintonizzarsi col bimbo e con le sue esigenze, senza timori o patemi d’animo, cercando di entrare in armonia col suo respiro.

In effetti, il momento dell’allattamento può diventare un momento magico, di simbiosi e armonizzazione tra la mamma e il bimbo. La madre è colei che è preposta, per natura, alla cura del figlio, e questo avviene a 360 gradi. Questa dovrebbe essere la forza e la consapevolezza di ogni madre.

Per quanto poi riguarda il padre, è appena il caso di sottolineare quanto sia necessario che egli sia vicino alla mammina, comprendendo che ci sarà un cambiamento nel rapporto di coppia. Più egli condividerà gioie e fatiche con la madre, più sarà paziente e consapevole che anche il minore desiderio sessuale non è permanente, ma è relativo al nuovo stato della moglie, e quindi temporaneo, più la aiuterà a superare le difficoltà e rinsalderà il legame tra i due e col bimbo. In caso contrario la relazione tra i due rischia di andare incontro ad un’involuzione che può anche rivelarsi definitiva. Inoltre, il padre riveste un ruolo importante nel processo di crescita del bambino ed è indispensabile che egli condivida con la madre la gioia di un contatto fisico con lui, mettendosi in gioco fin dai primi mesi di vita: lavarlo, cambiarlo, accarezzarlo, cullarlo, giocare con lui, devono diventare normali occupazioni da parte del padre. Anche nutrirlo, quando inizia lo svezzamento e la madre non può farlo, è un’occasione unica per rinsaldare il legame col figlio.

Il periodo della gravidanza, poi, è di grande importanza, sia per la madre che per il nascituro. Lo stesso Gandhi affermava:

“L’educazione del bambino comincia col suo concepimento. Lo stato fisico e mentale dei genitori al momento del concepimento lo si ritrova nel neonato. Durante il periodo della gravidanza questi continua ad essere influenzato dal temperamento della madre, dal suo stato d’animo, dai suoi desideri, dai suoi atteggiamenti come anche dalla sua maniera di vivere. Dopo la nascita il bambino imita i genitori e dipende da loro nella sua crescita per un considerevole numero di anni.”

 Dr.ssa BRUNA CAROLI