A Pisa si parla delle ceramiche di Nardò

Si è tenuta ieri a Pisa Storie (di) Ceramiche 6 – Commerci e Consumi, una interessante giornata di studi sul tema delle ceramiche, che ha consentito di fare un focus anche su Nardò come antico centro produttivo di ceramica smaltata. Ne ha parlato Riccardo Viganò con una relazione sul tema “Il Sacro Monastero di Santa Chiara in Nardò come centro di consumo ceramico dalla fine del XVII alla seconda metà del XVIII secolo”. Pare che le ricerche in questo campo siano piuttosto complicate a causa del rarissimo numero di pubblicazioni e di indagini stratigrafiche edite condotte nel territorio salentino e riferibili a questo specifico orizzonte cronologico. Tuttavia, ciò è stato superato grazie all’esistenza di fonti archivistiche inedite, conservate all’interno dell’archivio del Monastero di Santa Chiara, che hanno svelato un aspetto del tutto ignorato ad oggi su centri di produzione, costi, forme e uso dei manufatti commercializzati in questa provincia.

Il Seicento infatti pare possa essere considerato il secolo d’oro delle ceramiche smaltate prodotte dalle fornaci di Nardò e dei maestri locali, soprattutto grazie alle produzioni “pionieristiche” di Jacopo Antonio Bonsegna, detto “lo scodellaro”. Lo stesso Viganò ha ricostruito minuziosamente questo periodo storico e il legame molto prezioso tra la città e le ceramiche. In quel periodo i manufatti prodotti a Nardò divennero molto diffusi nelle residenze degli alti prelati, dei nobili e delle classi agiate di tutto il Salento.

Nardò, oltre che scrigno di bellezza e di eccellenze, si rivela anche un giacimento di conoscenza per gli studiosi, in questo caso di profili inediti dei comparti produttivi e artigianali di qualche secolo fa.