Considerazioni del coordinatore provinciale di “Voce Popolare” sulla realtà politica nazionale

Il dibattito politico in atto in questo momento nel Paese mi sollecita, rasserenato dalla ripresa economica e dal contenimento della pandemia, a svolgere un’ulteriore considerazione, dopo l’ultimo intervento del 18 giugno 2021,sul ruolo e sulle strategie che stanno mettendo in campo i partiti e i movimenti. Se la nomina a segretario nazionale del PD di Enrico Letta, per la sua cultura cattolica e per i suoi trascorsi da dirigente della Democrazia Cristiana aveva suscitato aspettative soprattutto nell’elettorato moderato, i temi da lui indicati da subito e reiterati nel corso di questi mesi, come lo Ius Soli, il DDL. Zan, sul quale al Senato il PD non è disponibile ad alcuna modifica come richiesto da Forza Italia, dalla Lega e dalla stessa Chiesa Cattolica, la riforma fiscale con la tassazione dei patrimoni, la ricerca di un’alleanza con i 5 Stelle e con l’estrema sinistra radicale, hanno provocato un disorientamento diffuso tra gli elettori moderati con la conseguente perdita di fiducia nei suoi confronti. Il suo progetto di recuperare il PD ad avere un ruolo maggioritario e centrale nello scenario politico, a mio parere, non avrà successo, perché la stragrande maggioranza dei cittadini non crede più nelle capacità della sua classe dirigente che, negli anni al governo, non ha saputo garantire la crescita e lo sviluppo del Paese. Il PD, con la segreteria Letta, non ha speranza di riconquistare i consensi perduti perché la sua strategia politica non è in sintonia con il sentimento di molti italiani. Infatti, il volersi alleare con i 5 Stelle, oggi un movimento cannibalizzato, che sino a ieri hanno combattuto e definire con questi percorsi comuni in occasione delle elezioni prossime amministrative e politiche del 2023, costituisce un vulnus al valore della politica e alla democrazia. Mi chiedo e vi chiedo, come può un partito essere credibile quando, pur di conservare il potere è disposto a tutto anche ad abiurare alle sue idee, alla sua storia, alla sua cultura? Mi chiedo, possibile che non ci sia un sussulto d’orgoglio da parte dei sopravvissuti cattolici della Margherita che scelsero di aderire, annullandosi in questo partito? Eppure, il dissolvimento della Democrazia Cristiana al segretario Letta avrebbe dovuto insegnare qualcosa; egli sta commettendo gli stessi errori di Mino Martinazzoli che, fattosi acclamare segretario nazionale della D.C. l’11 ottobre 1992 con l’impegno di avviare una fase costituente per rilanciare la centralità della DC, anziché realizzarla, sotto la spinta dei ” nuovisti ” in preda al “cupio dissolvi ” delle correnti clericali e dell’azione dei procuratori militanti di sinistra, preferì il radicale cambiamento della struttura partito sia nelle idee che nei programmi che di fatto ne decretò la fine. Succederà lo stesso al PD snaturato nel ruolo e nelle funzioni secondo la dottrina Letta? Vero è che la prova muscolare che il professore Letta sta esibendo pur di avere un po’ di visibilità in più nel voler imporre ad ogni costo le sue idee, al punto da creare fibrillazioni all’interno dello stesso governo, non porterà alcun vantaggio al PD perché considerato ormai asservito ai 5 Stelle e ai partiti dell’estrema sinistra. Diverso il discorso che sta riguardando il centrodestra, i cui leader si stanno confrontando sulla proposta se dar vita ad un’unica forza politica come vorrebbe Berlusconi o viceversa se realizzare una coalizione come propone Salvini per salvaguardare le identità dei singoli partiti. Pur nella diversità di posizioni, anche se fratelli d’Italia è fuori da questo confronto, possiamo dire che sia Forza Italia che la Lega, quest’ultima convertitasi ad una politica moderata, hanno una visione comune dei problemi sia di politica interna che internazionale. Questi partiti stanno dando prova di grande senso di responsabilità nel sostenere con onestà, lealtà il governo Draghi; sollecitano l’approvazione di proposte che vanno nella direzione del rilancio della nostra economia, con l’introduzione di un’unica aliquota fiscale, proponendo incentivi per le piccole e medie imprese, come per il turismo e il terziario che sono il motore del nostro sistema produttivo, senza trascurare di considerare le categorie più svantaggiate come i disoccupati, i sottoccupati, i giovani, gli anziani, le famiglie che vivono in uno stato di indigenza totale e gli altri settori come sanità, scuola, università e ricerca, solo per citarne alcuni. Il riferimento che il centrodestra fa all’Europa come comunità dei popoli, è in linea con la nostra cultura moderata; nata per volontà dei grandi statisti come il francese Robert Schuman, l’italiano Alcide De Gasperi e il tedesco Konrad Adenauer, essa ha avuto sempre l’obiettivo, all’indomani del dopoguerra, di garantire la pace, lo sviluppo economico e sociale dei popoli che vi aderiscono. Ho voluto con questo mio intervento dare un contributo alla discussione che mi auguro sia proficua. Auspico che la scelta che andremo a compiere sia condivisa, fermo restando che il Movimento “Voce Popolare” continuerà lungo il suo percorso intrapreso che è quello di dare voce ai tanti moderati che hanno ancora passione politica.

G. De Leo Coordinatore Provinciale “Voce Popolare”