Le carrozze

Anticamente, prima che inventassero l’automobile, si andava solo a piedi, a cavallo, su un asino, su un calesse e sulle carrozze. Sino alla prima guerra mondiale, le carrozze le aveva principalmente solo la nobilta’ leccese che osservava delle usanze che nello stesso tempo davano lustro e arricchivano il folklore della citta’. Vedere decine e decine di carrozze tirate da superbe pariglie di cavalli, guidatori in tuba e redingote in serpa con sussiego spiccato, era un bel vedere, salvo le “cacche” che lasciavano in giro. I nobili uscivano da Porta San Biagio e si facevano la passeggiata su e giu’ al Parco fino alla Torre; il trotto cadenzava l’andatura, mentre il popolo a piedi, scostato ai lati del viale, ammirava e si beava superbo di tanto lustro nella sua citta’. Vedere poi queste carrozze parate a lutto, in qualche funerale di aristocratici, seguire il feretro, sembrava che anche i cavalli dimettessero la loro fierezza e i cocchieri la loro albagia per andare lentamente e tristemente ad accompagnare il caro defunto.

Ai primissimi del ‘900, le carrozze iniziarono ancor di piu’ ad essere usate anche per il popolo, come un taxi, e molta gente le usava perche’ il cocchiere si faceva pagare poco. Quindi questo mezzo aumento’ considerevolmente, e tra le vie se ne vedevano tantissime, tra pubbliche e private. Se non sbaglio, e mi potete correggere, le carrozze ci sono state fino agli anni ’70, quando io le vedevo parcheggiate in piazzetta Santa Chiara.

Gianni Binucci