Occorre un rilancio alto dei partiti politici nella nostra realtà democratica e una legge che ne regolamenti la vita garantendo la democrazia interna

di Wojtek Pankiewicz già docente di Diritto Pubblico dell’Università del Salento

Per migliorare la nostra vita politica, il nostro costume politico, la nostra realtà democratica, ritengo priorità assoluta il cambiamento dell’attuale legge elettorale che consente a 5-6 leader politici di nominare circa mille tra senatori e deputati e l’adozione, quindi,  di una nuova legge elettorale che assicuri, attraverso il ripristino delle preferenze, un minimo di scelta della classe dirigente da parte degli elettori; ritengo altresì necessaria una regolamentazione interna della vita dei partiti che consenta di tutelare ogni singolo iscritto, promuovendo la dialettica interna ai partiti politici sui valori, sugli ideali, sui progetti, sui programmi e sulla selezione dei candidati.

L’organizzazione democratica di un popolo presuppone che esso si regga in base alle decisioni dei più, cioè della maggioranza. Principio democratico e principio di determinazione della volontà popolare a maggioranza sono intimamente connessi tra loro. Il pluralismo umano si manifesta in diverse visioni del mondo e della storia, tali da costituire diverse premesse, dalle quali è inevitabile che si giunga a conseguenze diverse. Perché in simile pluralità possa giungersi alla formazione di una maggioranza sulla base di convinzioni comuni, coloro che le condividono comprendono la necessità di unirsi e di organizzarsi perché le tesi da essi sostenute prevalgano, o, se non raggiungono la maggioranza, valgano a influire su quelle che risultino sostenute dai più. Così hanno avuto origine i partiti politici, che si sono sviluppati soprattutto nell’epoca moderna, assolvendo compiti fondamentali nella vita della democrazia.

L’intendimento di dare una caratterizzazione al partito politico, attraverso un riconoscimento giuridico, in presenza di determinati requisiti, e la tendenza alla disciplina interna, che ne garantisca, in vista della sua funzione pubblicistica, un metodo democratico interno, emergono durante i lavori dell’Assemblea Costituente italiana. Non trovano, però, spazio nella stesura definitiva dell’art. 49 della Costituzione. Leggendo i resoconti delle sedute dell’Assemblea si può constatare che non si è voluto accedere al riconoscimento giuridico dei partiti politici. Si è voluto evitare che l’attività di ogni partito dovesse essere oggetto di un controllo da parte dello Stato. Un controllo che era considerato difficile e pericoloso nello stesso tempo. Il valore delle parole <con metodo democratico> si deve, dunque, intendere nel senso puramente esterno e non si riferisce all’organizzazione interna dei partiti, i quali, nella lotta politica dovranno seguire il metodo della democrazia e dei rispetto delle leggi.

 Il problema dei mezzi finanziari per far funzionare i partiti politici non viene sollevato durante i lavori dell’Assemblea Costituente, poiché l’esperienza politica del tempo era animata da un modello di partito nel quale il volontarismo diffuso e le limitate strutture organizzative facevano sì che risultavano sufficienti i mezzi derivanti dai contributi dei tesserati e dei simpatizzanti. Per i partiti apparato di oggi con forme di militanza professionale e strutture permanenti sia a livello centrale che periferico è fondamentale il problema del reperimento dei mezzi finanziari.

L’inchiesta giudiziaria che ha coinvolto in questo fine novembre la fondazione Open, nata nel 2012 per sostenere le iniziative politiche di Matteo Renzi, ha riportato il tema del finanziamento dei partiti al centro del dibattito.

Per questo problema e per la necessità che ci sia un controllo sul funzionamento democratico dei partiti, sui meccanismi di formazione della volontà, di selezione della classe dirigente e delle candidature e di garanzia dei cittadini aderenti,  occorrerebbe, a mio parere, una legge che garantisca e regolamenti l’attuazione dell’art. 49 della Costituzione, magari stabilendo che per avere accesso ai finanziamenti pubblici, i partiti debbano garantire processi democratici al loro interno. La disciplina legislativa con i relativi controlli naturalmente dovrà toccare solo gli elementi di forma e di struttura e non i contenuti.

Auspico, in conclusione, che si sviluppi, col contributo di tutti, l’impegno per un rilancio “alto” dei partiti politici. Sarà questo  un modo efficace per cominciare a rigenerare e a rendere finalmente più robusta la democrazia italiana.