Recovery Fund, Stefàno scrive a Conte

Il senatore Dario Stefàno torna a scrivere al Presidente Giuseppe Conte riguardo al Recovery Fund. “Lo avevo fatto a settembre scorso, mostrando contrarietà rispetto alla proposta di “allegare” questo enorme e rilevante Piano alla Nadef. L’ho fatto ieri, esprimendo la mia sincera perplessità rispetto alla paventata idea di far gestire il Piano ad una cabina di 300 manager, ossia ad una una struttura decisamente avulsa dal diretto controllo parlamentare nonché dalla collegialità del Consiglio dei Ministri. Tale scelta, a mio avviso, determinerebbe un difficilmente giustificabile cambio di fronte rispetto agli impegni assunti proprio in Parlamento, e con il Parlamento, ma anche un più significativo e grave cambio di approccio proprio con l’organo principale della democrazia rappresentativa. Non sarebbe a questo punto azzardato parlare, nei confronti del piano di investimenti più rilevante della storia repubblica, di una reductio del ruolo e delle funzioni del Parlamento a semplice, sporadico uditorio.Continuo a rimanere dell’idea, e quindi a ribadire, che il coinvolgimento del Parlamento su questo tema non deve essere né timido né tanto meno intermittente, dal momento che la forza del Piano passerà proprio dalla condivisione parlamentare della responsabilità delle scelte.Ben comprendo che un più diretto “controllo” determinato dalla immaginata cabina di regia avrebbe dei vantaggi, ma questi non possono valere il deficit di partecipazione e democrazia che solo il Parlamento può esprimere. L’esecutivo e il Parlamento sono chiamati non solo a riformare l’hardware del nostro Paese, ma soprattutto a riprogrammare il software dell’Italia, dovendo compiere scelte non solo di necessario re-investimento e di sviluppo di interi territori e settori, ma soprattutto quelle ben più complesse, e al contempo delicate, di dare un nuovo indirizzo e nuove finalità al sistema Paese stesso. E tutto questo deve essere valutato, ponderato e votato dal Parlamento”.