Cosa mi aspetto e cosa sto aspettando

Cos’è che voglio veramente da me stessa e dagli altri? Quante volte ci aspettiamo e pretendiamo qualcosa da noi stessi o ancor di più dagli altri. Le aspettative fanno davvero parte del nostro vivere quotidiano e condizionano il nostro dialogo interiore e le nostre relazioni affettive.

Delusione, frustrazione, insofferenza, insicurezza, amarezza, sono tutte figlie delle aspettative e della loro mancata realizzazione. Che siano indirizzate verso di noi o verso gli altri, le aspettative possono condizionare fortemente la vita quotidiana, generare emozioni non funzionali e comportamenti di chiusura o addirittura dannosi.

Aspettarsi qualcosa è normale, è per tutti un processo inconscio della psiche, relativo alle nostra immaginazione e alle convinzioni illusorie, poco reali, basate su pregiudizi o giudizi relativi a come pensiamo che noi o gli altri “dovrebbero” essere; vivere di aspettative fa parte del nostro processo di sviluppo, dipende dalle esperienze vissute, da come si è strutturata la nostra personalità, dall’educazione che abbiamo ricevuto, o più tecnicamente dalle “Spinte” che le nostre figure di riferimento hanno esercitato su di noi. Spesso gli input che abbiamo ricevuto costituiscono una vera e propria gabbia, a volte protettiva, ma il più delle volte assai condizionante la nostra libertà d’esistere e di agire. Non è semplice comprendere quali convincimenti sono per noi limitanti in determinate situazioni e quanto la paura di cambiarli ci immobilizza e impedisce di sperimentare strade nuove, nuovi agiti, non ci permette di essere finalmente noi stessi. Quante volte ci autosabotiamo! Spesso chi ha ricevuto un’educazione molto rigida o improntata su regole frustranti il proprio desiderio di esplorazione, tende anche da grande ad auto infliggersi schemi esistenziali che gli impediscono di essere felice, talmente pieno di norme così paludose, che fa fatica a discostarsene, perché costituiscono la sua base sicura, una modalità di sopravvivenza, che hanno orientato le sue azioni per anni, ma che non sono sempre utili per la propria vita da adulto.

Ovviamente le credenze su cui basiamo le nostre aspettative ci allontanano dalla realtà e costituiscono il nostro modo di vedere il mondo, non per come è, ma per come vorremmo che fosse. Questo influisce sull’immagine che abbiamo di noi stessi, carica delle aspettative dei nostri genitori, della famiglia, dei professori, dei compagni di classe, degli amici, del partner, ecc. Ciò che si attendevano da noi ha influito notevolmente sulla creazione dell’idea di noi stessi, di chi siamo o come siamo fatti.

Ogni tanto occorrerebbe domandarsi se stiamo vivendo conformemente a quanto desideriamo veramente o, piuttosto, seguendo le aspettative che gli altri hanno nei nostri riguardi.

Dover essere un buon lavoratore, un bravo studente, una persona responsabile e che si occupa della propria famiglia. Essere simpatici, allegri, educati, gentili, non dare mai problemi, ecc. Compiacere gli altri e le loro aspettative su di noi è una delle “spinte” più potenti che abbiamo ricevuto nell’infanzia che però ci porta a non ascoltare i nostri reali bisogni, ci impedisce di guardarci negli occhi e riconoscerci per ciò che siamo.

Liberarsi dalle aspettative che noi stessi e gli altri hanno nei nostri confronti è già un grande passo, un difficile compito che richiede grande valore. Se inoltre riusciamo a comprendere che delusione e frustrazione sono solamente un “affare” di coloro che si sono formati delle credenze riguardo a come dovremmo essere sempre, allora avremo anche imparato che non possiamo vivere costantemente per compiacere qualcuno, ma che è nostro diritto/dovere esistere, liberi di esprimerci e di vivere le nostre scelte e, perché no, i nostri sbagli. Iniziamo, cioè, a elaborare il nostro percorso di vita, di sviluppo personale.

Se invece siamo noi ad essere rimasti delusi da quanto ci aspettavamo da qualcuno, è nostra responsabilità accettare che sia una nostra credenza, aspettativa, quella che ci siamo creati su qualcuno. L’altra persona esercita il proprio diritto a non essere come noi ci aspettiamo che sia. Bisognerà guardarlo con gli occhi di chi sa vedere la realtà dell’altro in tutte le sue sfaccettature, nelle sue zone di luce e d’ombra.

Evidentemente, se siamo rimasti delusi da qualcuno o da noi stessi avevamo un’illusione di partenza, erronea, che ci ha tratto in inganno, che fa parte unicamente del nostro modo di giudicare le cose e le persone secondo degli schemi ereditati dal passato che ci sono stati trasmessi, dalla nostra storia, che non è opportuno applicare agli altri, che meravigliosamente esprimono la propria originalità, libertà e verità, con i propri punti di forza e debolezza.

Pertanto, come diceva JodiPicoult, “ci sono due modi per essere felici: migliorare la vostra realtà, o abbassare le vostre aspettative” , imparare ad accettare la realtà e, magari, amarla. A noi la scelta!

Simona Greco

Direttrice del Consultorio Diocesano “La Famiglia”