Medico di Novoli contagiato da Coronavirus: isolato a Codogno, racconta la sua esperienza

Edmondo Vetrugno, originario di Novoli e medico ospedaliero della Medicina Interna a Piacenza, è tra i sanitari risultati positivi al tampone del Coronavirus. Ecco stralci della sua testimonianza rilasciati a Gazzetta del Mezzogiorno:

“La città in cui lavoro e risiedo dista meno di 15 km dal paese focolaio d’Infezione: Codogno. L’inizio della situazione apocalittica risale a mercoledì 19 febbraio data in cui un giovane paziente veniva ricoverato presso l’ospedale di Codogno in Medicina per polmonite e febbre alta e poi per l’aggravarsi della insufficienza respiratoria , trasferito in Terapia Intensiva. Tale paziente è risultato positivo al test per Coronavirus. Nei giorni successivi personale medico e sanitario ospedaliero ha accusato sintomi influenzali (faringite, rinite, tosse secca, febbre, lieve nausea), risultati alcuni di questi positivi sono subito scattate misure di contenimento ed isolamento. Essendo l’ospedale di Codogno al confine sud della provincia di Lodi, ed essendo stato interdetto l’accesso al pronto soccorso, molti pazienti (tra cui tanti potenziali infetti) si sono riversati sui più vicini ospedali, tra cui Piacenza.

E da qui parte la mia personale esperienza: in data 21 febbraio veniva ricoverata nel mio reparto una paziente anziana residente a Codogno con febbre alta, polmonite grave, il medico di guardia (mia moglie) visita la malata con tutti i presidi di sicurezza, isola la paziente e successivamente la fa trasferire in reparto più idoneo, il tampone darà poi esito positivo! Conseguentemente sabato 22 tutto il personale venuto a contatto con l’ammalata veniva sottoposto a tampone, e anche io convivendo con una potenziale contagiata. L’esito del tampone dava negatività per tutti, tranne che per me!
D’accordo coi colleghi delle Malattie Infettive si decide per un mio ricovero in ambiente isolato in Malattie Infettive. Nel frattempo altri sanitari del mio ospedale risultavano positivi, così come altri pazienti venivano scoperti positivi in Lombardia e regioni limitrofe. Questa in breve l’evoluzione della diffusione che sta portando la cittadinanza di questa tranquilla città in cui risiedo dal 2006 a scene da guerra, con paralisi completa di attività produttive, commerciali, sociali, assalto ai supermercati e farmacie: coprifuoco completo.

Ma ora vorrei raccontare la mia vera storia clinica nella speranza che contribuisca a evitare la cosiddetta «psicosi da virus letale». Partiamo dai miei potenziali contatti: in data 15 febbraio mi ero recato con famiglia ed amici a Codogno per il carnevale, qui entravo in un affollato bar e dopo qualche ora rientravo a Piacenza. In data 20 e 21 febbraio ho avuto sintomi da raffreddore con rinite ma non febbre e nemmeno tosse, sono andato regolarmente a lavoro visitando, parlando ed incontrando gente e ovviamente ho condotto la mia normale vita sociale: stimo di aver incontrato decine di persone.
Bene, tutti i colleghi e gli amici (compresa moglie e figlio) venuti a contatto con me non hanno a distanza di 5 giorni sviluppato sintomi, molti hanno già avuto esito del tampone negativo, altri in attesa ma molto probabilmente negativi (clinicamente stabili). L’amico di Codogno è febbrile in isolamento a casa in attesa di tampone. Io sto benissimo, non ho nemmeno più raffreddore o altri sintomi e probabilmente sarò dimesso e continuerò la cosiddetta quarantena (14 giorni) a casa da solo, mentre mia moglie starà col bambino dai suoi.

Le conclusioni: 1) la malattia si comporta esattamente come la banale influenza e nella stragrande maggioranza dei casi è paucisintomatica, si risolve in 3-4 giorni senza esiti. 2) il contagio non è così semplice per fortuna e si verifica più che altro nei confronti di pazienti anziani o pluripatologici, e la gravità dei sintomi è correlata a questa tipologia di soggetti. 3) non tutti coloro che hanno sintomatologia influenzale banale devono fare il tampone, poiché è inutile sapere di essere positivi, se non si verifica dispnea, certamente però è utile indossare una mascherina di quelle semplici se si è a contatto con persone anziane o fragili. 4) l’imperativo categorico dev’essere tutelare gli anziani e seguire il vademecum diffuso dal Ministero della Salute. 5) probabilmente il mio contagio è avvenuto in quel bar di Codogno super affollato, tra l’altro io stavo prendendo terapia antibiotica per problemino al dente del giudizio, quindi forse le mie difese immunitarie erano un po’ ridotte”.